CHARTA DI VERONA 1990
Premessa
"Io credo che questa massiccia congerie di minacce all'uomo e ai suoi sistemi ecologici sorga da errori nelle nostre abitudini di pensiero". Questa affermazione è di Gregory Batesòn, uno dei fondatori della nuova riflessione ecologica. Affiora in questi anni una coscienza ambientale, una cultura planetaria, un nuovo modo di pensare, fondato sull'interdipendenza e sulle scienze della complessità. Le sfide ambientali sono tanto globali da richiedere non solo soluzioni tecnologiche, ma anche e soprattutto nuove dotazioni culturali ed etiche. Nel 1974 Giovanni Spagnolli, allora Presidente generale del CAI, introduceva così il simposio di Trento "Sull'avvenire delle Alpi": "Le zone montuose in generale, al pari delle foreste equatoriali e dei mari, sono le parti rigeneranti sulle quali si basa l'equilibrio ecologico del mondo. Acqua, aria, suolo, flora e fauna, sono risorse economiche e risorse finite. (...) In montagna, dall'Himalaya all'Appennino, le forme di economia tradizionale non hanno mai portato ad una crisi ecologica generale".
Fondamenti
Alla luce di queste consapevolezze, il CAI ribadisce l'importanza del troppo spesso disatteso Bidecalogo, principale documento programmatico per la politica ambientale, cui riferire ogni azione e scelta. Va infatti ricordato che le norme del Bidecalogo, in quanto volute dall'organo assembleare, sono vincolanti per ogni socio, per il solo fatto di essere iscritto al Sodalizio (art. 16 del Regolamento generale). Tali norme devono essere intese come impegno attivo per i soci e per l'intero Sodalizio in tutte le sue articolazioni. Anche l'esimersi dal prendere posizione, laddove l'ambiente subisca o rischi di subire aggressione in evidente contraddizione con quanto espresso nel Bidecalogo, è da considerarsi incompatibile con le indicazioni del CAI e con la sua etica. Il CAI ripropone con forza una più puntuale applicazione dei venti punti programmatici a tutti i soci, sezioni, delegazioni, convegni e organi centrali, anche alla luce - e in attuazione - di quanto disposto dall'art. 1 dello Statuto e dall'art. 1, lett. g), del Regolamento generale. Il CAI, pertanto, si impegna a porre al centro della sua riqualificazione culturale il proprio ruolo ambientalista, partendo dalle originarie tradizioni scientifiche e naturalistiche e facendo proprie le più recenti teorie di filosofia della scienza e cultura ecologica che si possono riassumere sotto il termine di "scienze della complessità".
Azioni
Coerentemente alla premessa:
inerenti l'ambito montano, individua alcuni punti inderogabili sui quali dispiegare la
propria politica ambientale:
5) Riguardo alle opere montane e di sua competenza:
§ § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § §
7) Rispetto a tutte le problematiche che interessano gli ambienti montani, il CAI si pone come interlocutore per tutti gli organismi, le associazioni e gli enti finalizzati alla protezione dell'ambiente .
in particolare, il CAI collabora e funge da consulente tecnico di tutti gli enti di gestione dei parchi naturali, alcuni di recente istituzione, nazionali, regionali e locali. Il rapporto con le aree protette deve essere uno dei tratti caratterizzanti l'azione esterna dell'associazione. Il CAI si impegna affinché i propri rappresentanti siano inseriti in organismi o consulte con competenze ambientali .
§ § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § §
§ § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § § §
10) Il CAI è aperto a intensificare azioni di collegamento e coordinamento con l'UIAA, gli organismi internazionali e gli istituti di ricerca attivi nella tutela dell'ambiente e che riconoscono i principi cui si ispira il Bidecalogo .